Noi di Fedir Sanità ci stiamo purtroppo sgolando da un anno sul fatto che il vero scopo della riforma Madia è mandare a casa quanti più dirigenti pubblici di ruolo possibile per fare posto ai dirigenti esterni. 
Il gioco a noi è sembrato fin troppo chiaro dall'inizio: il combinato disposto del decreto Renzi di quest'estate che ha portato (per la Sanità) il contingente dei 15 septies  al 10% e la proposta di legge 1577 il cui art. 10  dice che l'incarico al dirigente è una mera possibilità e non un obbligo (perchè mai allora un dirigente è tale!!!) e se non riceve l'incarico (da chi? dal politico?) dopo un pò di tempo (due, tra anni?) di messa in disponibilità va a casa ed ancora che saranno aboliti tutti gli incarichi di alta specializzazione, consulenza e studio (cioè a nessun paracadute per conservare il posto) non si può non leggere come legge anche il Corriere della Sera nell'articolo di oggi 8 marzo.
Riforma che ha già trovato le fortissime critiche della Corte dei Conti nella sua relazione al ddl 1577 e recentissime (3 marzo scorso)  sentenze del TAR Lazio contro i dirigenti esterni della giunta Zingaretti che aggrediscono proprio l'aspetto delle modalità di ricorso alla scelta fiduciaria.
Le sentenze sono  a nostro avviso importanti perchè smontano  un presupposto fondamentale per il ricorso agli incarichi esterni (percentuale di riserva) che difficilmente permetterà a Zingaretti di aggirare l'annullamento degli incarichi come fece a suo tempo la Polverini.
La questione dei contingenti (limiti e modalità di calcolo dei posti ricopribili con il 15 septies) è sempre stata quella su cui Fedir Sanità si è battuta strenuamente, ottenendo con la legge Balduzzi l'affermazione di un principio fondamentale per la nostra categoria: i contingenti per i 15 septies della dirigenza PTA si calcolano solo sulla dotazione organica dei ruoli PTA. Questo significa infatti  limitare fortemente il ricorso all'esterno.
Ed il rispetto di tale regola, come pure della regola che il ricorso all'esterno è possibile solo dopo l'accertamento rigoroso della assenza di  dirigenti interni e l'altra regola di chi e come  attribuisce gli incarichi dirigenziali, saranno i temi fondamentali su cui lavorare per arginare la possibile deriva della riforma .
Non aspettiamoci però che questa battaglia sarà condotta da CGIL, CISL e UIL che, come emerge chiaramente anche dall'articolo del Corriere della Sera, sono concentrate sul problema della mobilità e poco si interessano ai problemi della dirigenza.
E' al nostro interno, all'interno della nostra categoria che dovremo trovare energie per modificare il ddl 1577, compreso il lodo Pagliari (che addossa alla sola dirigenza amministrativa la responsabilità erariale). Fedir Sanità sta lavorando già da subito attivamente sul DDL 1577.
 

Di seguito i passaggi fondamentali dal corriere della sera di oggi 8 marzo 2015

"Dirigenti statali e incarichi esterni 

Così il governo punta al ricambio"

La guerra è già iniziata. Prima ancora che questa settimana, al Senato, entri finalmente nel vivo l’esame della delega della Pubblica amministrazione, varata ormai 8 mesi fa dal governo, il tema dei temi, la rimovibilità dei dirigenti pubblici e la loro parziale sostituzione con figure a tempo, esterne, è già sul fuoco. Con tutte le polemiche sullo spoils system strisciante che introdurrebbe. La Corte dei Conti da una parte e il Tar dall’altra sembrano erigere argini robusti che limitano l’effetto combinato del decreto Madia (già convertito in legge) e della riforma in arrivo. Mentre i sindacati annunciano battaglia sul tema della mobilità dei dipendenti.

La norma

 La possibilità di affidare incarichi dirigenziali all’esterno risale al 2001 (articolo 19, comma 6 del Dlgs 165). Prevede il limite del 10% della dotazione organica dei dirigenti di prima fascia e dell’8% per quelli di seconda e una durata non inferiore a tre anni né superiore a cinque. I prescelti devono essere «persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell’amministrazione», con esperienza almeno quinquennale in funzioni dirigenziali, o con particolare specializzazione da formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate almeno quinquennali. Un censimento completo di quanti siano questi incarichi oggi non esiste.

 

Le soglie

Il decreto Madia, convertito in legge nell’agosto scorso, apporta una prima modifica: fa salire la soglia al 30% ma solo per gli enti locali, triplicandola. Consente ai sindaci di assumere collaboratori a tempo, retribuendoli come dirigenti, anche senza laurea, che invece serve ai dirigenti interni. La delega sulla P.a., che sta per essere esaminata, introduce a propria volta, un ruolo unico dei dirigenti da cui questi vengono «pescati» di volta in volta per poter assumere incarichi. In assenza di questi ultimi per più di due anni, il dirigente diventa licenziabile. In una cornice simile, la possibilità, sia pure limitata, di chiamare senza concorso dei dirigenti esterni a tempo, diventa esplosiva e suscita il dubbio che in questo modo si avvii un ricambio della classe dirigente «infedele». Il concorso pubblico con cui si assumono i dirigenti di ruolo è altro dalla «procedura a evidenza pubblica» che viene attivata per quelli a tempo, che si esaurisce in una selezione pubblica per verificare l’esistenza delle competenze specifiche, senza graduatoria finale.

 

 Le sentenze

Ma torniamo al reclutamento esterno e alle sentenze. La prima è della Corte dei Conti del dicembre scorso. Per la prima volta sostituisce la semplice adeguata motivazione necessaria per conferire l’incarico all’esterno con una previa verifica della sussistenza delle risorse umane interne, consentendo la ricerca fuori solo in seguito a esito infruttuoso. Un catenaccio: sarà difficile non trovare tra i tanti dirigenti di seconda fascia chi sia disponibile e abbia le competenze per accedere a un ruolo superiore. L’altra sentenza è quella del Tar Lazio che ha bocciato le nomine di alcuni dirigenti esterni, precedenti al decreto Madia, perché in sovrannumero rispetto ai criteri di legge e perché non sarebbero state cercate adeguatamente le professionalità interne. Inutile l’appello della Regione ai nuovi, più elevati limiti del decreto Madia."