I dipendenti pubblici riconoscono l'esigenza di un nuovo approccio nel reclutamento del personale, come evidenziato dalle linee programmatiche del ministero per la Pa. Otto lavoratori su dieci chiedono di rivedere i sistemi per individuare i fabbisogni di personale e sette su dieci una revisione drastica delle procedure dei concorsi. Sono gli stessi lavoratori del settore pubblico a evidenziare l'urgenza di inserire nelle amministrazioni nuovi profili strategici per rispondere agli obiettivi del Pnrr: servono in particolare esperti di trasformazione digitale, pianificazione, progettazione e controllo ed esperti di gestione di risorse umane e finanziarie e di project financing. E sono forti le carenze nella formazione: nell'ultimo anno oltre un quinto dei lavoratori non ha usufruito di alcun aggiornamento.
Sono alcuni risultati dell'indagine «Pa motore della ripresa: quali azioni per un'amministrazione competente, semplice, smart e digitale», realizzata su quasi 1000 dipendenti della Pa da Fpa, un'anteprima di Forum Pa 2021, l'evento digitale che si svolgerà dal 21 al 25 giugno.

Competenze e formazione
Dall'indagine emerge il problema delle competenze interne, poco allineate con i requisiti associati ai diversi ruoli: nella maggioranza dei casi (il 56,4%) queste competenze sono ritenute inadeguate, insufficienti o superiori a quelle richieste. E sono forti le carenze nella formazione: nell'ultimo anno oltre un quinto dei lavoratori non ha usufruito di alcun aggiornamento. Chi ha partecipato a corsi, si è formato principalmente su contenuti giuridico-normativi (nel 56,2% dei casi), raramente su competenze digitali o trasversali. E, così, ben il 91,5% del personale completa in autonomia il proprio aggiornamento.
Il 12,5% dei dipendenti pubblici giudica le proprie competenze "inadeguate" per il lavoro svolto quotidianamente, ammettendo che servirebbe più formazione; l'1% le trova "insufficienti", perché completamente distanti dal lavoro svolto; ben il 42,9% le ritiene "superiori", evidenziando anche uno spreco di capitale umano. Per il 43,7% sono "adeguate" al ruolo.

Smart working
Dopo la sperimentazione dello smart working di massa a causa dell'emergenza sanitaria, nell'ultimo anno l'organizzazione della Pa è spesso migliorata per disponibilità di tecnologia (per il 46,3%), per formazione sugli strumenti tecnologici (45%), e per ripensamento dei processi (43%), mentre i principali peggioramenti si evidenziano nella comunicazione interna. Le principali difficoltà evidenziate dai lavoratori in smart working invece riguardano il mantenimento delle relazioni sociali con i colleghi (40,9%), le difficoltà tecnologiche dovute a attrezzature non appropriate (39,8%) e la sensazione di isolamento (36,3%). Solo una piccola minoranza (il 16,4%) evidenzia difficoltà a conciliare il lavoro con le esigenze familiari.

Semplificazione e digitalizzazione
I dipendenti pubblici, di fatto, non hanno ancora visto risultati apprezzabili derivati a seguito del cosiddetto decreto legge Semplificazioni (Dl 76/2020). Dopo quasi 7 mesi dalla conversione in legge, nella stragrande maggioranza dei casi non si sono percepiti effetti del decreto nella nuova disciplina della responsabilità dirigenziale (nessun effetto per 88,6%), come anche nella nuova regolamentazione del reato di abuso di ufficio (87,4%), nella semplificazione del procedimento amministrativo (84,7%).
Un po' meglio, ma comunque insoddisfacenti gli effetti nella standardizzazione della modulistica per istanze, dichiarazioni e segnalazioni (nessun effetto per il 75,2%), nelle disposizioni in materia edilizia (72,5%) e nelle modifiche nei contratti pubblici (72,3%).
Dopo la spinta digitale imposta della pandemia, rispetto ai grandi pilastri della trasformazione digitale della Pa del Piano triennale dell'Agid, si evidenziano miglioramenti nei servizi digitali ai cittadini (per il 77,4% degli intervistati), nella razionalizzazione delle infrastrutture tecnologiche e nella migrazione in cloud (51,6%) e nell'integrazione dei sistemi con le piattaforme abilitanti (44,7%)
Molte amministrazioni pubbliche però non hanno rispettato la scadenza del 28 febbraio per integrare i sistemi con Spid, Cie, PagoPA e appIO. Secondo i lavoratori, le ragioni del ritardo sono in parte tecniche (difficoltà a integrare nuove soluzioni con sistemi preesistenti, per il 61,4%), in parte legate all'assenza di competenze interne (per il 57,5%), anche se il 52,2% evidenzia una vera e propria "assenza di pianificazione" per questo obiettivo.

 di Daniele Casciola dal Sole 24 Ore Enti Locali

31 Maggio 2021