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Ultimissima di Fedir

PENSIONI: CRITICITA' E DISCRIMINAZIONI PER I DIRIGENTI DELLE FUNZIONI LOCALI

Ancora una volta il governo con la legge di bilancio 2024  è intervenuto sulla tormentata materia pensionistica sotto molteplici aspetti ed in danno dei lavoratori anziani come di quelli giovani rimodulando al ribasso i rendimenti pensionistici tanto degli uni quanto degli altri e allungando i tempi di permanenza in servizio attraverso l'anticipato ripristino della speranza di vita, l'allungamento di finestre e la riduzione degli assegni pensionistici nel caso dei pensionamenti anticipati.
Particolarmente penalizzanti sono state le nuove norme per noi iscritti alla CPDEL che si sommano alle gia numerose discriminazioni in tema di posticipazione dei tempi di pagamento della liquidazione (che INPS ancora non risolve nonostante due sentenze ammonitrici della Corte Costituzionale) e di disparità fiscali del welfare.
Di tutto ciò e delle iniziative anche giudiziarie da mettere in campo si parlerà nel convegno dal titolo 
LA PREVIDENZA E LA FISCALITÀ DEI DIPENDENTI PUBBLICI DOPO LA LEGGE DI BILANCIO. CRITICITÀ E DISCRIMINAZIONI
che si terrà  
GIOVEDÌ 28 MARZO 2024 
ORE 9.00 - 17.00 
PRESSO IL NOBILE COLLEGIO CHIMICO FARMACEUTICO 
VIA IN MIRANDA 10 ROMA
 
Scarica qui la locandina dell'evento  

Nella Pa lavorano 1,14 milioni di amministrativi e tecnici. Solo per il 24% di queste posizioni è richiesta la laurea. Ma i laureati veri sono ancora meno, perché spesso sono diplomati a ricoprire quelle funzioni.

 

Nel nuovo Rapporto sul lavoro pubblico appena completato, l’Aran si avventura in un’analisi inedita sulle competenze del capitale umano nella Pa. I numeri sono eloquenti nel misurare la carenza di competenze tecniche. E spiegano bene l’allarme fatto risuonare dal ministro per la Pa Renato Brunetta, che in vista dell’avvio del Pnrr ha portato alla riforma dei concorsi e ai tentativi di costruire procedure su misura per i giovani laureati.

 

L’analisi si è concentrata sugli impiegati, funzionari e dirigenti delle Pa centrali e locali, escludendo ovviamente gli insegnanti, i professori universitari e i medici. Lì la laurea è scontata. Il problema della «capacità amministrativa» necessaria ad attuare i programmi scritti nel Pnrr è altrove. È nella piramide schiacciata delle competenze chieste dagli ordinamenti della Pa.

 

Nei suoi uffici amministrativi e tecnici ci sono 1.143.882 scrivanie. La laurea è richiesta solo in 257.986 casi, il 24% appunto. Più consistente è il novero delle posizioni che si possono occupare con la sola scuola dell’obbligo: si tratta di 399.195 posti, il 35% del totale, rappresentati per una fetta consistente da custodi, commessi, autisti, cioè dalle figure della vecchia amministrazione che con l’evoluzione digitale diventano sempre più secondarie. Il gruppone più consistente sono i posti da diplomati: 468.700, il 41% del totale.

 

Ma c’è di più. L’evoluzione degli organigrammi è andata nel senso contrario a quello che ci si potrebbe aspettare dopo anni di discussioni su competenze e capitale umano. Perché nel tempo i posti per laureati si sono addirittura ridotti, erano il 26% nel 2012, mentre sono aumentati quelli che si possono occupare con il solo diploma (erano il 38%). Il tutto in uno stagno che si è prosciugato, perché rispetto al 2009 le posizioni amministrative e tecniche si sono ridotte del 14,5 per cento.

 

Spesso, poi, nella realtà degli uffici pubblici anche i posti che richiederebbero la laurea sono occupati da diplomati. Questo fenomeno, etichettabile come undereducation, riguarda il 26% delle posizioni ministeriali, sale al 27% nelle agenzie fiscali e tocca il picco del 38% negli enti pubblici non economici come Inps, Inail, Aci e così via. Il problema è più ridotto (12%) in Regioni ed enti locali, l’unico comparto dove invece si verifica il fenomeno contrario, abituale nel lavoro privato: l’overeducation, che vede persone impegnate in lavori per i quali si richiede un titolo inferiore a quello posseduto e che nelle amministrazioni territoriali interessa il 24% del personale.

 

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