All'indomani dell'intesa fra governo e parti sociali del 4 febbraio diretta a sbloccare la situazione di stallo nell'applicazione della riforma Brunetta sulla contrattazione e sulla valutazione il dubbio di tutti noi era:  MA COSA VUOL DIRE ESATTAMENTE QUESTA INTESA? ED AMMESSO CHE SI RIESCA A CAPIRE QUELLO CHE SIGNIFICA, SI APPLICA A SANITA' ED ENTI LOCALI?

Premesso che l'intesa è stata firmata  soltanto da 6 confederazioni su 13  (e la nostra confederazione CONFEDIR non è fra i firmatari), davvero la sua lettura risulta assai criptica.

Se è chiaro che rispetto alla produttività l'intesa produce di fatto l'effetto di bloccare ogni possibilità di applicazione del dec leg.vo 150/2009 per l'anno 2010 (è fatto infatti divieto di diminuzione dei trattamenti  anche accessori 2010 in conseguenza dell'applicazione dell'art. 19 dec leg.vo 150), non è altrettanto chiaro se e come questo si applichi alle regioni ed al SSN, per le quali la riforma non si applica comunque prima di aver adeguato i popri ordinamenti al titolo III della riforma.

Ed ancora, cosa significa esattamente il punto 5 dell'intesa, con la quale il governo si è impegnato a definire entro 15 giorni (ormai già totalmente trascorsi) un atto di indirizzo per l'ARAN per la stipulazione di un accordo quadro che regoli il sistema delle relazioni sindacali alla luce della riforma sugli assetti contrattuali secondo il dec leg.vo 150/2009? Cosa ha da proporre di nuovo il governo sui nuovi comparti di contrattazione a quadro normativo invariato dopo il fallimento dei tentativi già esperiti da ARAN e Confederazioni sindacali nel secondo semestre dell'anno passato?

I nostri dubbi sono stati puntualmente confermati da una dura lettera di Errani al ministro Brunetta  ( leggi sia la nota della Conferenza delle Regioni del 10 febbraio 2011 sia nel dettaglio l'intesa del 4/2/2011 su valutazione e merito) con cui  ormai apertamente viene denunciata l'incoerenza del quadro normativo di riferimento della riforma del pubblico impiego e la scorrettezza del governo nel procedere ad accordi con la minoranza delle parti sociali mentre alle altre non viene dato nè tempo nè modo di conoscere ciò che viene proposto di firmare.